"Fantozzi e la Corazzata Potemkin"
La città nella quale Fantozzi lavora è una cittadina di media grandezza, ma a dimensioni provinciali, con questa sinistra caratteristica: non si scopa mai! Gli domandavano: "Che avete fatto ieri sera?". E lui: "Siamo andati a casa del Tal dei Tali". "E come è andata?" Risposta sinistra: "Ci siamo fatti un sacco di risate". "E poi?" "E poi gli "altri" sono andati a scopare!" Sempre così. Fantozzi, visto l'andamento delle serate tanti anni fa ha anche fatto domanda per iscriversi all'Albo degli "Altri", ma senza speranza. Alla fine è crollato sulla grande valvola di sicurezza di tutti i para-intellettuali: le serate d'impegno. Fantozzi si è così trasformato in un intellettuale di sinistra e ha cominciato a frequentare una cineteca. Era una fogna orrenda al Circolo ferrovieri; ed ogni sabato sera alle 21 in punto aveva con un branco di altri sventurati una tragica scadenza.
Per venti anni ha veduto:
"La corazzata Potemkin", di Sergej M. Eisenstein;
"Dies Irae", di Carl Theodor Dreyer; (fortunatamente scomparso certamente fucilato..., pensava Fantozzi).
"Das Kabinett der Doctor Caligari" di Robert Wiene;
Tutta una rassegna abissalmente noiosa dell'espressionismo tedesco;
"L'uomo di Aran" di Robert Flaherty: 4 ore!
Fantozzi entrava in cineteca con il branco degli intellettuali di provincia con barba, alle 21 in punto di ogni sabato sera. Una "barba" domandava alla maschera con una punta di speranza (le "barbe" sperano sempre in "Metti lo diavolo tuo nel mio..." o "Mazzabubù quante corna ci stanno quaggiù?" con Ciccio e Franco): "Scusi che danno stasera?" E la maschera implacabile e con voce sarcastica: "La Corazzata Potemkin del grande maestro Sergej M. Eisenstein". Qui le "barbe" hanno un piccolo sbandamento, ma entrano con sguardo duro e risoluto.